Uber Eats chiude e non vuole occuparsi dei suoi rider
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Nessun paracadute per i circa 7mila rider che Uber Eats lascerà a piedi dopo l’annunciata chiusura delle attività in Italia. Lo denunciano le federazioni delle categorie di Cgil Cisl e Uil del terziario e dei lavoratori autonomi e atipici, dopo un incontro con Uber Eats, a seguito dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo di tutti i lavoratori e le lavoratrici presenti in Italia come conseguenza della scelta di chiusura della filiale italiana.

“Uber Eats, per tramite dei suoi legali, ha comunicato la volontà di incontrare unicamente le federazioni di Filcams Cgil Fisascat Cisl e Uiltucs per i soli dipendenti diretti e l’indisponibilità a confrontarsi con le federazioni di NIdil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp Uil, in rappresentanza delle migliaia di lavoratori e lavoratrici che quotidianamente recapitano presso i clienti il cibo da asporto, i rider, escludendoli pertanto dal tavolo senza addurre motivazione alcuna”, scrivono in una nota i sindacati. In Italia l’uscita dal mercato comporta il taglio di 50 posti di lavoro nella sede centrale. Se per queste persone la multinazionale dei trasporti e delle consegne è disposta a sedersi al tavolo, altrettanto non vale per i fattorini. E questo nonostante Uber Eats sia stata commissariata per caporalato dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, per lo sfruttamento dei rider, i fattorini addetti alle consegne di cibo per il servizio Uber Eats legato a due società di intermediazione del settore della logistica.

Crediamo che questa scelta sia molto grave, lesiva dei diritti dei lavoratori e delle prerogative sindacali: Uber Eats deve assumersi la responsabilità delle sue scelte anche nei confronti di tutte le persone che da anni lavorano come rider – scrivono i sindacati -. Lavoratori inquadrati come collaboratori occasionali o partite Iva che rischiano di rimanere, per la natura del loro contratto, senza un reddito e senza ammortizzatori sociali. Chi fino a oggi ha garantito all’azienda incassi e la possibilità di proseguire l’attività commerciale, oltre a venir licenziato, si vede negata ogni possibilità di confronto o negoziazione con l’azienda. Non ci sottrarremo al confronto e pertanto invitiamo l’azienda a rivedere la sua posizione, diversamente siamo pronti ad intraprendere tutte le iniziative necessarie a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori che rischiano di trovarsi senza tutele nelle prossime settimane e procederemo in tutte le sedi che riterremo opportune per veder garantita la legittima rappresentanza dei rider”.

Il caso di Glovo

Nel frattempo il 20 giugno il Tribunale di Palermo ha costretto Glovo, una multinazionale del food delivery, a spiegare il sistema di assegnazione delle consegne dei rider. Lo fa sapere la Cgil “A conclusione di un processo per condotta antisindacale promosso da Filcams, Nidil e Filt Cgil il Tribunale di Palermo sancisce un nuovo importante diritto nel percorso da tempo intrapreso per il pieno riconoscimento del valore del lavoro dei rider – si legge in una nota -. Glovo è stata costretta disvelare la logica e i meccanismi di selezione con i quali opera Jarvis, l’algoritmo che distribuisce le consegne nella rete dei rider della piattaforma. Il Tribunale ha adottato l’innovativa decisione che impone di rendere comprensibile l’algoritmo spiegandone il funzionamento, negando che il segreto industriali paralizzi il diritto alle turnazioni dei sistemi gestionali automatizzati. Grazie alle azioni di Nidil, Filcams e Filt i rider hanno oggi diritto a conoscere i criteri che determino il conferimento degli ordini, la disconnessione e la perdita delle possibilità di lavoro. È una vittoria fondamentale che segna un importante traguardo in quanto solo la piena conoscenza dei sistemi automatizzati e delle piattaforme informatiche consente di comprendere a pieno e contrastare la logica di precarizzazione del lavoro che comprime i diritti dei rider relegandoli in una sorta di cottimo digitale”.

Non è la prima volta in cui il tribunale siciliano si esprime in tal senso. Lo scorso aprile aveva condannato alla stessa trasparenza anche Uber Eats. Glovo fa sapere che “impugnerà lo stesso provvedimento dal momento che la trasparenza è da sempre un elemento cardine della sua attività“.

[Aggiornamento del 22 giugno 2023, ore 17.20, con le dichiarazioni di Glovo]



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di Pietro Deragni www.wired.it 2023-06-22 13:14:11 ,

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